Nelle sale dal 24 Febbraio il film omaggio all’artista toscano Filippo Dobrilla e alla grande scultura a cui ha dedicato una vita
Essenziale, coinvolgente, a tratti estremamente critico nei confronti del sistema tradizionale dell’arte: il documentario del giovane regista Tommaso Landucci colpisce come una stilettata sottile il cuore degli spettatori.
La pellicola è nata innanzitutto da un rapporto umano molto profondo: quello che si è instaurato tra Landucci e Dobrilla nell’arco di alcuni anni. Tutto è cominciato nel 2014 e da quanto raccolto è stato tratto prima un cortometraggio e poi il film attualmente nelle sale. “Caveman – Il Gigante nascosto” è stato presentato una prima volta durante le “Notti veneziane” in occasione delle “Giornate degli autori” del Festival di Venezia 2021.
Filippo Dobrilla

Filippo Drobilla, recentemente scomparso come si evince dai frame finali della pellicola, ha inteso l’arte come ribellione, rimanendo fedele a se stesso ed al suo credo fino alla fine.
Per oltre 30 anni ha scolpito, quasi in segreto, un gigante di 4 metri. La particolarità è che lo ha fatto nel cuore delle Alpi Apuane, a 650 metri di profondità, nell’Abisso del Saragato, caverna del monte Tambura nel cuore della Garfagnana. Senza clamore alcuno, anzi, anche alcuni abitanti del paese di Dobrilla, Corsignano, pensavano si trattasse di una leggenda.
Grazie a Tommaso Landucci l’artista si è con delicatezza messo a nudo. Si comprende come Dobrilla fosse un uomo, prima che un creativo, totalmente libero. Una persona che non amava compromessi, coerente fino alla fine anche a costo dei propri interessi. Insomma, un “anarchico dell’arte”.
Filippo Dobrilla

Si è avvicinato alla scultura per cercare un lavoro, iniziando con un corso da scalpellino, per poi essere un “disoccupato” dell’arte, come, con sottile ironia, si è definito nel documentario stesso. In realtà per lui la grotta non era da intendersi come antro buio, possibile luogo di non ritorno. La vera oscurità sarà la malattia.
L’Abisso, invece, è vita e la vera pace scaturisce dal contatto con la natura. Mentre scolpiva il suo gigante dormiente Filippo Drobilla si allontanava il più possibile da pregiudizi e condizionamenti, specialmente quelli del settore creativo.
Un sognatore coraggioso che fuori dalle viscere della terra modellava marmo, bronzo, creta, dimostrando una cura maniacale per ogni singola opera.
Nel 2005 aveva realizzato il San Giovanni per il battistero della Cattedrale di Noto mentre nel 2011 aveva presentato alla Biennale di Venezia un gruppo scultoreo ispirato al Tondo Doni di Michelangelo. Si è poi dedicato a scolpire scatti di importanti fotografi internazionali.
Dobrilla

La sua opera più ambiziosa rimane però invisibile agli occhi dei più. È così doveva essere, seguendo poetica e spirito di Drobilla.
Una inaccessibilità che però non si è trasformata in nemesi, grazie all’intervento di Landucci. L’arte di questo solitario poeta della materia toscano merita una doverosa riscoperta.
Finalmente la creatività più sincera potrà per un attimo trionfare sulle evanescenti bizze dello star system dell’arte e sui suoi osannati e chiassosi protagonisti. Un primo passo in tal senso è stato fatto, grazie a “Caveman – Il Gigante nascosto”.
Filippo
