Fino al 16 Aprile 2023 in mostra all’Arsenale di Venezia i 240 finalisti della 16esima e 17esima edizione
arte laguna prize
Visitare Venezia è sempre una buona idea: dunque quale periodo migliore se non le tanto attese vacanze pasquali?
Una sospirata interruzione soprattutto per chi, come me, spera di ricaricare le energie prima della Milano Art Week e del Fuorisalone ?
Abbandonando per un momento il capoluogo meneghino ed immergendosi nell’atmosfera poetica della Laguna il vaporetto 5.2 vi condurrà fino all’Arsenale Nord dove, in uno spazio di 4.000 mq tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00, potrete ammirare ben 240 opere d’arte contemporanea.
Le creazioni sono suddivise nelle dieci categorie del premio (pittura, scultura e installazione, arte fotografica, video arte e cortometraggi, performance, arte digitale, grafica digitale e cartoon, land art, arte urbana e street art, design) e provengono da oltre 50 paesi. Tutto merito dell’associazione culturale MoCA che ha fondato il riconoscimento nel 2006.
In questo paradiso per ogni amante dell’espressività contemporanea io ho scelto i miei highlights: sono curiosa di sapere se coincideranno con i tuoi.
Arte laguna prize
Ohau Chen (Taiwan) con l’opera “Back to Glory: Make __Great Again”, non a caso vincitore della 17esima edizione del Premio. L’artista presenta una video-installazione che, con amara ironia, ci fa riflettere su un ipotetico futuro pervaso da propaganda politica e progressivo invecchiamento della popolazione. Il pubblico è infatti invitato a votare un’immaginaria proposta di chiamata alle armi degli anziani in vista di un imminente conflitto. Come si legge nelle motivazioni della giuria per l’aggiudicazione del premio: “Il dilemma è chiaro: Chi sacrificare? Giovani o anziani? L’artista invita il pubblico a votare. Il cinismo dell’opera esaspera la posizione critica dell’artista su questioni quali il biopotere e la tanatocrazia in una nostra contemporanea sempre più tecnocraticizzata […]”.
Arte laguna prize

Michele Giustolisi, “Il Gusto del Bacio”, 2022, olio su tela di lino, 150×120 cm. Il pittore catanese rappresenta, in maniera surreale, il bacio tra due amanti in un gioco di rimandi tra significanti e significato, tra simboli e forme come il rettangolo posto alle spalle dei due soggetti. Quest’ultimo richiama uno schermo e quasi intrappola le figure riportando le nostre menti al periodo pandemico in cui il bacio aveva assunto una connotazione negativa dovuta alla trasmissione del virus. I due personaggi hanno le teste costituite da palle di gelato, mentre i loro volti sono posizionati sui due coni.
Venezia

Nina Sumarac, “Metanoia”, 2018, fogli in PVC, ferro, LED, specchio, sensori, altoparlanti. Con questa installazione, che fa il verso ai prodotti dell’Ikea, l’artista serba invita il pubblico ad interrogarsi su come i social media influenzino il senso di sé, l’identità e la realtà di ogni singolo utente
Premio arte Venezia

Altynai Osmoeva, “Unity: the more feet enters your home the more blessings they bring”, 2020, feltro, galosce in resina, specchio. L’artista del Kirghizistan ci fa immergere nella cultura della sua nazione d’origine grazie all’installazione ispirata al proverbio kirghiso: “UNITÀ: PIÙ PIEDI ENTRANO IN CASA TUA, PIÙ BENEDIZIONI PORTANO”. Una massima che insegna il potere dell’unità e l’importanza dell’ospitalità e della comunità.
Nell’educazione nomade l’accoglienza è un concetto importantissimo, di contro all’individualismo che viene visto come un segno di solitudine e debolezza. Sulla scorta di queste premesse, i visitatori sono invitati a prendere parte all’installazione, levandosi le scarpe e indossando un paio delle 150 galosce che la compongono. Si siedono poi su un “Shyrdak”, tradizionale tappeto kirghiso in feltro, decorato con motivi “oimo”: la sua forma rotonda ricorda quella della yurta e del cerchio della vita. Ogni paio di galosce è legato ad un filo rosso di lana che fa capo ad un unico nodo. La forma ricorda quella di un teepee, tenda nomade, oltre a simboleggiare il potere insito nell’unità di un popolo.
arte laguna prize

Milena Jovicevic, “Men’s games over and over again”, 2020, sculture in resina. Per l’Arte Laguna Prize l’artista ha scelto di proporre la riproduzione di un calcio balilla in cui i calciatori sono sostituiti da figure femminili, per rimarcare la disuguaglianza di genere estremamente sentita da Milena nel suo paese di appartenenza, il Montenegro.
arte laguna prize

Anna Skoromnaya, “Cream hand mixer”, 2017, acciaio Cor-ten, ferro verniciato, 4 monitor full HD, video wall, speaker e audio. L’installazione affronta il tema del mancato rispetto dei diritti dei minori in molti paesi mondiali. Una parte ha le sembianze di uno scivolo, ma allo stesso tempo appare come un nastro trasportatore, in un ribaltamento dello scenario che distrugge la magia del gioco, portando allo scoperto la tragedia dello sfruttamento. Il video contenuto all’interno della scultura riproduce le immagini di una bambina, costretta a trasportare del legno, stravolgendo così la funzione ludica dello scivolo, mentre le voci dei bambini che cantano in sottofondo le parole di una vecchia filastrocca trascinano il spettatore in una dimensione fiabesca spezzata.
arte contemporanea venezia

Miranda Pissarides, “Sad Little Sister”, 2023, resina, legno, pittura. La scultura rappresenta la relazione tra debolezza e autocontrollo. Colori intensi e texture voluttuose alimentano un senso di desiderio e repulsione. SLS sembra sia deliziosa che disgustosa, il suo aspetto è sia seducente che repellente, provocando nello spettatore sentimenti contrastanti.
arte laguna prize

Daniel Paul, “Once upon a teen age”, 2020, PLA, acrilico, plastica. La scultura fa parte della collezione “Turbofolk”, un appello a riflettere sul mondo consumistico odierno e su come vengano proposte al grande pubblico tematiche fondamentali quali l’ecologia, la religione, il genere, il razzismo.
arte laguna prize

Lisha Liang, “Spring”, 2021, performance. Cresciuta in un ambiente familiare estremamente conservatore, l’artista cinese ha voluto rendere l’idea di questo senso di oppressione rinchiudendosi in una sfera trasparente di plastica riempita di palloncini rosa. Scoppiandoli ad uno ad uno si è fatta pian piano strada, riacquisendo il suo spazio vitale.
biennale arte venezia

Chih Chiu, “Self-Service Barbershop”, 2021, performance. La crisi climatica si sta inasprendo e costringe gli esseri umani a riflettere sulla loro esistenza antropocentrica. Occorre mettere da parte la nostra centralità per dare spazio alla preservazione dell’ambiente che ci circonda. Questa posizione decentrata viene resa dall’artista taiwanese attraverso la metafora di un barbiere self-service in cui il cliente deve adattarsi ad una macchina, soggetto dell’azione.
biennale arte venezia
