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Iran: come il mondo dell’arte si schiera a favore dei manifestanti

Nonostante la brutale repressione del governo iraniano, i manifestanti continuano a scendere nelle piazze. Centinaia di donne si riversano ogni giorno in strada a capo scoperto, tagliandosi i capelli e manifestando il loro dissenso in ogni modo possibile. Purtroppo le condanne a morte di dimostranti sempre più giovani sono all’ordine del giorno e moltissimi creativi da ogni parte del globo hanno messo a disposizione la propria arte per supportare la lotta del popolo iraniano in favore della libertà.

In primis si tratta di artisti iraniani e curdi come Kamran Sharif, Farah Ossouli o Jalz che ha creato un collage riprendendo le figure danzanti della celebre opera di Henry Matisse “La danse” (1910). Una volta completata ha scelto di posizionarla in una delle più famose piazze di Teheran.

La maggior parte delle manifestazioni di solidarietà si concentra però fuori dal Paese: ad esempio l’artista curda Zehra Doğan qualche mese fa ha messo in scena una performance davanti al consolato iraniano di Berlino spargendo henné, capelli e sangue mestruale sui muri di cinta della struttura.

Sono proprio i capelli ad essere diventati il ​​simbolo delle proteste dopo che la prima vittima, Mahsa Amini, è stata accusata e portata in carcere per non aver indossato correttamente l’hijab.

L’artista iraniana residente a New York Shirin Neshat si è invece unita virtualmente alle proteste pubblicando, nel mese di Novembre 2022, un’opera d’arte digitale esposta prima a Piccadilly Circus, Londra, e poi al Pendry West Hollywood di Los Angeles. “Woman Life Freedom”, questo il suo titolo, è composta da due opere tratte dalla serie “Women of Allah” (1993-97): “Moon Song” e “Unveiling” evidenziano il deterioramento della situazione dei diritti umani nel suo paese natale.

Shirin Neshat ha anche creato una serie di NFT chiamata “Loss for Words”: ogni paio di mani mostra un frammento di poesia iraniana scritta da poeti come Farrokhzad, Sohrab Sepehri, Ahmad Shamlou e Nima Yushij.

Dal canto suo l’artista cinese Badiucao, che si è fortemente opposto al governo del suo Paese, ha realizzato un cartone animato in cui una donna iraniana “sventola” direttamente l’Ayatollah Khamenei come se lui stesso fosse un velo appena levato dal capo.

Altri creativi hanno invece espresso la loro solidarietà ai manifestanti iraniani utilizzando i social network, come il famoso street artist JR che ha condiviso, sui suoi seguitissimi profili, l’immagine fortemente simbolica realizzata dalla visual artist Edith Dekyndt: una bandiera formata da capelli umani.

Numerose sono anche le iniziative promosse da musei e istituzioni culturali, come la Triennale di Milano, portavoce di un progetto a cui altre realtà culturali italiane si sono aggiunte, ad esempio il MAXXI di Roma e il Museo Novecento di Firenze. I visitatori potevano lasciare spontaneamente nelle sedi di queste istituzioni una ciocca dei loro capelli in segno di solidarietà con le donne iraniane. Quanto raccolto è stato poi consegnato al Consolato Generale della Repubblica Islamica dell’Iran di Roma.

Con il passare dei giorni e visto che le proteste non accennano a placarsi, anche alcune gallerie d’arte internazionali hanno espresso la volontà di realizzare progetti sul tema. È bene precisare che i manifestanti iraniani non combattono solo per i diritti della popolazione femminile. Chiedono giustizia anche su altre questioni, come lo stop alla corruzione, l’ottenimento di una maggior libertà d’espressione e più trasparenza nella gestione economica della nazione.

Ci auguriamo che un tale attivismo internazionale possa davvero sostenere le cause dei manifestanti iraniani evitando che, ancora una volta, il governo locale imponga il silenzio col sangue.

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Elisabetta Roncati

Elisabetta Roncati

Interessata ad ogni forma di espressione artistica e culturale, contemporanea e non, Elisabetta ha tre grandi passioni: l’arte tessile, l’arte africana ed il Medio Oriente. Consulente in ambito arte crede fermamente che la cultura abbia il potere di travalicare i confini delle singole nazioni, creando una comunità globale di appassionati e professionisti. Nel 2018 ha fondato il marchio registrato Art Nomade Milan, con cui si occupa di divulgazione digitale sui principali social media
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