Dalle parole scritte all’arte digitale con l’obbiettivo di una profonda riflessione: ecco chi è l’artista Giulio Marchetti
Giulio Marchetti
Romano, classe 1982, Giulio non è uno che le manda a dire: irriverente, provocatorio, le sue opere digitali sono strali che vanno sempre a segno, senza per questo perdere quella sottile eleganza che contraddistingue tutta la sua poetica.
Forse ironia e sarcasmo solo le parole che meglio potrebbero definire la poetica dell’artista, contraddistinta da uno humor inglese che non perde mai l’aplomb seppur inducendo ad una profonda riflessione. Molto probabilmente questa sua abilità gli deriva dal retroterra di poeta, percorso che lo ha portato ad essere insignito di numerosi premi.
Dalla penna al mouse il passaggio è stato facile, come ci spiegherà Giulio stesso nelle prossime righe. Del resto, quando si è artista lo si è a trecentosessanta gradi, indipendentemente dalla forma espressiva adottata. Anzi quest’ultima dipende da un insieme di fattori contingenti come stati d’animo ed ambiente che ci circonda. Infatti è stato proprio durante la pandemia che Giulio ha scoperto in sé questa ulteriore vena creativa, che lo ha portato ad esordire con un’opera che di certo non è passata inosservata: “Dramazon”.
Giulio
Da lì in poi è stato un susseguirsi di pungenti idee creative che invitano lo spettatore a riflettere su come i pilastri della nostra società siano minati dall’interno. Viviamo di gesti ripetitivi, svuotiamo di senso tradizioni ed ideologie religiose e civili che siano per sostituirle con una sola grande divinità: il fagocitante mondo del denaro e del consumo.
L’arte di Giulio però non è disfattista, la luce in fondo al tunnel si può ancora raggiungere: basta ravvedersi, accorgersi delle derive dell’umanità e fermarsi in tempo.
D’altronde non è forse compito degli artisti riflettere in maniera approfondita sul quotidiano, accorgersi prima di molti altri della piega che stanno prendendo i fatti ed avvertire il grande pubblico?
Ed è proprio per questa loro capacità previsiva che molto spesso non vengono compresi dai coevi, ma adorati dai posteri, come ci insegna la storia dell’arte.
Ma adesso io mi zittisco e lascio che sia Giulio a parlare di sè e della propria arte.
Giulio Marchetti
E.R. Chi è Giulio Marchetti? Raccontaci qualcosa di te e della nascita del tuo percorso creativo
G.M. Nasco poeta. Ho iniziato a pubblicare giovanissimo ed ho ottenuto molti riconoscimenti.
E.R. Dalla poesia alla digital art: come è avvenuto questo passaggio tra i due mezzi espressivi?
G.M. La poesia è la nicchia di una nicchia. La Digital Art ha un potenziale divulgativo teoricamente maggiore.
E.R. Parola scritta ed arte visuale sono poi mondi così distanti?
G.M. Assolutamente no. In Italia, per quanto riguarda l’arte moderna e contemporanea, penso agli arazzi di Boetti ed alle cancellature di Isgrò. In periodi più recenti, penso invece ad un ciclo molto interessante di Alfredo Rapetti Mogol.
Arte
E.R. C’è qualche grande artista del passato dal quale hai tratto ispirazione o che senti più affine?
G.M. Per il mio attuale percorso artistico, mi piace immaginare una miscela esplosiva tra Banksy e Jeff Koons. Detto ciò, i miei miti personali sono anche altri. Uno su tutti, Félix González-Torres.
E.R. Quanto ha influito la pandemia ed i relativi lockdown su Giulio Marchetti artista?
G.M. La pandemia ha influito sulla mia produzione artistica nella misura in cui si sono ristretti i mezzi espressivi a disposizione. Ecco la Digital Art.
E.R. Le tue opere digitali illustrano il presente con una sottile vena di amarezza e disincanto che, a volte, si trasforma in una vera e propria critica sociale. Da cosa nasce questo approccio?
G.M. L’arte deve smuovere qualcosa. Deve stimolare, talvolta infastidire, persino irritare…
Giulio Marchetti
E.R. Le tue composizioni più celebri ironizzano sulle festività classiche: come mai questa scelta?
G.M. Nelle festività classiche si concentrano e, pertanto, si evidenziano, le storture sociali tipiche dei nostri giorni.
E.R. Si sta avvicinando il Natale, periodo in cui avevi lanciato la tua celebre opera “Dramazon”. Cosa bolle in pentola quest’anno?
G.M. Dramazon per i miei standard è insuperabile. Però bolle in pentola un’opera per capodanno.
E.R. Puoi svelarci alcuni dei tuoi progetti futuri?
G.M. Una mostra fisica. In uno spazio espositivo prestigioso. Dopo le incertezze della pandemia.
State pur certi che nei prossimi mesi sentirete ancora parlare di lui ?
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