Prosegue fino al 20 febbraio alla G/ART/EN Contemporary Art Space di Como la personale dell’artista danese
Reading between the lines. Johan Deckmann in mostra a Como
“Leggere tra le righe“, così suona nella traduzione italiana il titolo della mostra di Johan Deckmann, classe 1976, artista, poeta e psicoterapeuta. Curata da Angeliki Kim Jonsson la retrospettiva pone da subito lo spettatore di fronte al significato più profondo dell’opera del creativo, senza tanti giri di parole. La sua arte si compone di brevi frasi incise sulle copertine di volumi vintage, le cui pagine, accuratamente incollate, non ne permettono la lettura.
ggggggg
Garten Gallery Como
Ci si ferma alla copertina, insomma, come molto spesso avviene nella vita di tutti i giorni quando, per la fretta che caratterizza il nostro errabondo peregrinare tra impegni di lavoro e famiglia, ci fermiamo alla superficie delle cose, senza scendere in profondità. Ma le opere di Deckmann sono tutt’altro che banali: basta il titolo ad incrinare le nostre certezza e ad obbligarci ad una sosta. L’artista utilizza il potere del linguaggio per esortare lo spettatore a riflettere su alcune delle più importanti domande inerenti l’esistenza ed i suoi paradossi. Una vena di umorismo malinconico pervade tutte le creazioni.
Le frasi scelte per ogni opera richiamano le psicosi del mondo moderno ed è per questo che gli spettatori si riconoscono con estrema facilità nei suoi lavori, indipendentemente dall’età e dall’estrazione sociale. In questo approccio sono stati fondamentali gli studi in psicologia, come l’artista stesso ha spesso dichiarato. Ed è così che Johan Deckmann è diventato molto famoso anche suoi social media, arrivando ad annoverare ben 195.000 follower su Instagram.
Johan Deckmann
Ma da dove nasce la scelta di utilizzare i libri come supporto?
Deckmann è cresciuto a Copenhagen frequentando proprio un negozio di antiquariato ed i libri, tra la miriade di oggetti, hanno da sempre attirato la sua attenzione. Se si analizzano i volumi che utilizza come supporto si nota che questi hanno la consistenza ed i colori delle guide di empowerment, molto in voga negli Anni Settanta ed Ottanta del secolo scorso. Verrebbe la voglia di aprirli per cercare la risposta alla pungente domanda della copertina, ma essendo incollati la soluzione è una sola: scavare dentro se stessi e trovare la luce in fondo al tunnel delle oscurità che ognuno custodisce dentro di sé.
Un file rouge quello dell’editoria che lo collega allo spazio di esposizione comasco. Infatti, negli Anni Venti del Novecento, i locali ospitavano la Omarini di Moresi & Noseda, una piccola casa editrice che avrebbe poi aperto una delle prime librerie della cittadina. Al posto di questa attività oggi sorge una galleria d’arte indipendente gestista dalla giovane Camilla Moresi.
gggggggg
Como
Ed è qui che entrano di nuovo in gioco i social media, in un continuo rimando tra passato (libri cartacei) e futuro (mondo digitale). La gallerista ha conosciuto la curatrice dell’esposizione, di origine danese come l’artista, grazie alle connessioni permesse dal web.
Inoltre le opere di Deckmann pongono prepotentemente in primo piano la questione del potere delle parole, penetranti quanto altri mezzi figurativi quali la scultura o la pittura, seppur nella loro effige minimale.
É davvero significativo che la personale dell’artista sia arrivata proprio quest’anno in Italia.
Il 2021, infatti, si è aperto con l’annuncio delle celebrazioni per un importantissimo evento legato ad uno dei sommi maestri della letteratura: i 700 anni dalla scomparsa di Dante Alighieri.
La parola torna di nuovo protagonista.
No comment yet, add your voice below!